Morte di un commesso viaggiatore
Prosa

Morte di un commesso viaggiatore

di Arthur Miller
regia Elio De Capitani

di Arthur Miller
traduzione di Masolino d'Amico
regia Elio De Capitani
scene e costumi Carlo Sala
luci Michele Ceglia
suono Giuseppe Marzoli
con Elio De CapitaniCristina Crippa,  Angelo Di Genio,  Marco Bonadei,  Federico Vanni,  Andrea Germani,  Gabriele Calindri,  Alice Redini,  Vincenzo Zampa,  Marta Pizzigallo

produzione Teatro dell'Elfo

Spettacoli

martedì 17 marzo, 20:45Sala Maggiore
mercoledì 18 marzo, 20:45Sala Maggiore

Un classico del Novecento, uno dei testi più conosciuti di Arthur Miller, che Elio De Capitani, regista e protagonista affronta per proseguire una personale riflessione sulla vita d’oggi e sul tema dei rapporti tra giovani e adulti attraverso la drammaturgia americana d’ogni epoca. 
È il sogno ad occhi aperti di Willy Loman, il commesso viaggiatore protagonista del celebre testo di Arthur Miller: rifarsi attraverso suo figlio Biff, vederlo trionfare, avere successo, essere popolare. Willy ha sempre dato a bere a tutti di essere un grande venditore, ma non lo è mai stato e, nei suoi ultimi due giorni di vita, deve fare i conti con la realtà, con il proprio fallimento esistenziale. Incapace di stare nel mondo reale, non distingue più tra presente e passato, sogni e ricordi, tra quanto si agita nella sua testa e la vita vera. 

Rappresentato per la prima volta a Broadway nel febbraio 1949, "Morte di un commesso viaggiatore" è stato negli anni proposto con grande successo sui palcoscenici di tutto il mondo, senza che venisse meno la sua capacità di parlare a tutti e di essere sempre attuale. E questo vale tanto più oggi, come osserva il critico di “L’Unità”: «Basta leggere i giornali, guardare la gente che ci sta attorno per capire che i Willy Loman, “esodati” per la crisi economica del proprio ruolo non solo produttivo ma anche sociale e morale, sono ancora tra noi»; anche se poi – si legge in “Il Sole-24 Ore” – accanto «a temi molto attuali (il mutuo, le rate da pagare, la disperazione di chi si uccide perché non ha più i mezzi per sopravvivere), dallo spettacolo giunge anche e soprattutto tutto l’altro di cui parla: la vita, la difficoltà di accettarne gli sbandamenti, lo strazio dell’invecchiamento, uno scomodo bilancio delle colpe e degli errori», trovando in Elio De Capitani «un Willy di tragico e umanissimo smarrimento e in tutti gli altri attori della compagnia una recitazione sempre convincente» (“La Repubblica”).

Il testo di Miller, considerato ancora oggi uno dei drammi più importanti del teatro contemporaneo statunitense, fu trasposto cinematograficamente nel 1951 e nel 1985, anno in cui ad interpretare il ruolo del protagonista fu Dustin Hoffman.

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