traduzione e regia di Cesare Lievi
drammaturgia Peter Iden
scene Josef Frommwieser
costumi Marina Luxardo
disegno luci Gigi Saccomandi
personaggi e interpreti
Principe elettore del Brandeburgo Stefano Santospago
Principessa elettrice Ludovica Modugno
Principessa Natalia D’Orange Maria Alberta Navello
Feldmaresciallo Dörflin Emanuele Carucci Viterbi
Principe di Homburg Lorenzo Gleijeses
Colonnello Kottwitz Graziano Piazza
Hennings Fabiano Fantini
Conte Truchs Sergio Marcherpa
Conte Hohenzollern Andrea Collavino
Capitano von der Goltz Paolo Fagiolo
Conte Reus Fabiano Fantini
coproduzione Teatro Nuovo Giovanni da Udine - CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
giovedì 29 marzo, 20:45 | Sala Maggiore |
venerdì 30 marzo, 20:45 | Sala Maggiore |
NON LASCIATEVI SCORAGGIARE DALLA DEFINIZIONE DI "DRAMMA ROMANTICO TEDESCO", perché questa è un’ opera teatrale bellissima che è stata adattata più volte per il cinema, ultimamente in un film con la regia di Bellocchio.
Semplicissima la trama: il principe di Homburg, disobbedendo agli ordini, attacca battaglia contro gli svedesi. Il nemico è messo in fuga ma le regole militari sono ferree. Homburg viene condannato a morte.
Il principe elettore di Brandeburgo accoglie la supplica per concedergli la grazia, purché sia Homburg stesso ad affermare che la sua condanna sarebbe stata ingiusta. Questo Homburg non può farlo e accetta di morire. E a questo punto riceve la grazia.
Due personaggi principali, parecchi secondari, ma tutti con un ruolo ben preciso. Il principe di Homburg ha il coraggio della gioventù e dell’incoscienza, non si rende neppure conto di disubbidire perché non ha sentito gli ordini, perso in sogni d’amore. E’ l’antieroe romantico, che ha il terrore della morte e, per evitarla, sarebbe disposto a tutto. A quasi tutto.
Perché la prova a cui lo sottopone l’Elettore lo fa crescere all’improvviso, gli fa acquistare una nuova dimensione. L’Elettore è il sovrano ideale, giusto di una giustizia salomonica, il padre che ha il compito di iniziare il figlio alla vita e ogni iniziazione, si sa, passa attraverso la morte. Si capisce benissimo perché questo dramma sia piaciuto tanto alla Germania nazista, con l’esaltazione dell’obbedienza cieca. Ma ci sono anche due personaggi che spingono a meditare su una diversa interpretazione: il colonnello Kottwitz difende un’idea di soldato che non obbedisce alla disciplina rinunciando all’ intelletto, ma piuttosto alla fedeltà all’ ideale della Corona, e il conte di Hohenzollern suggerisce l’insondabilità della coscienza, perché è impossibile sapere che cosa avrebbe fatto il principe, se non fosse stato distratto dallo scherzo dell’Elettore e avesse quindi sentito gli ordini.
Un finale perfetto che chiude il dramma nel luogo dove era iniziato, nel giardino dove il principe sognava d’amore. Quando gli viene tolta la benda dagli occhi, Homburg non riesce a credere di essere ancora vivo e chiede, “E’ un sogno?”. “Un sogno, che altro?”, gli risponde Kottwitz.
Forse il tempo si è fermato alla sera in cui il principe ha inseguito pensieri d’amore, forse ha sognato tutto, la battaglia, la vittoria, la condanna a morte.
Fonte: www.teatrodinessuno.it
Il principe di Homburg è un dramma di Heinrich von Kleist. Scritta nel 1808, è stata rappresentata a Vienna solo dieci anni dopo la morte di von Kleist, nel 1821. Diventato il testo emblematico della dicotomia tra l'obbedienza agli ordini ed il fare ciò che è giusto, è stato più volte ripreso nel teatro e nella cinematografia. Da ricordare le riduzioni cinematografiche di Gabriele Lavia e di Marco Bellocchio.