domenica 26 aprile, 20:45 | Sala Maggiore | Acquista bigliettoAcquista |
Sleeping Queen si propone come una riflessione poetica e simbolica sul potere, sull’alienazione e sul risveglio. Un lavoro che trae ispirazione dalla fiaba universale de La Bella Addormentata nel Bosco, ma ne sovverte i codici narrativi e i simbolismi per trasporli in una dimensione profondamente attuale.
La figura centrale non è una principessa, ma una regina: non una giovane donna in attesa del proprio destino, ma una figura di potere e autorità, intrappolata nei suoi nuovi poteri , perde il contatto con il suo scopo originario e con le persone che governa.
La regina di Sleeping Queen non è colpita da una maledizione soprannaturale, bensì da una ferita simbolica: il potere stesso, che da strumento di costruzione e ascolto si trasforma in un veleno, un peso che la isola e la anestetizza. Il “sonno” in cui cade non è uno stato di incantesimo, ma una condizione psicologica e spirituale: l’incapacità di vedere, ascoltare e connettersi con chi dipende da lei. Circondata dalle mura del suo “castello”, la regina vive un isolamento che non è solo fisico, ma profondamente esistenziale, un luogo dove il tempo sembra sospeso e il dialogo con l’esterno è stato spezzato.
Se nella fiaba originale la puntura del fuso è il gesto fatale che porta al sonno, qui il suo equivalente è un momento di crisi: un evento, forse un abuso di potere o un’azione dettata dall’egoismo, che la allontana dalla propria umanità e la intrappola in una spirale di stasi e autocompiacimento. I “rovi” che circondano il castello non sono altro che le barriere invisibili costruite dal privilegio, dalla paura e dalla perdita di empatia.
Il cuore narrativo di Sleeping Queen si sviluppa attorno al tema del risveglio: cosa può scuotere una figura di potere dal torpore emotivo? Nella fiaba, il bacio del principe è un atto d’amore esterno, salvifico. Qui, invece, il risveglio è un processo interno, un ritorno all’essenza dell’essere umano che abita dietro la maschera della sovranità. È un cammino di riconnessione con la realtà e con coloro che, nella struttura gerarchica del potere, sono stati ignorati o soffocati. Il “bacio” simbolico non è un gesto romantico, ma un confronto diretto con la sofferenza, la ribellione o persino la speranza di chi la circonda.
Sleeping Queen si pone come una metafora del potere contemporaneo, interrogandosi su come l’autorità possa trasformarsi in una prigione. È un racconto sulla vulnerabilità del potere e sul suo potenziale di rinascita: il vero risveglio non avviene attraverso la forza, ma attraverso l’ascolto, la compassione e il riconoscimento della propria fragilità. La regina, alla fine, non si risveglia per essere salvata, ma per riscoprire se stessa come donna, leader e, soprattutto, come essere umano.
Il processo creativo di SQ si articola come un viaggio introspettivo e sociale, dove il dialogo tra corpo, spazio e simbolo invita lo spettatore a riflettere sul significato del potere nell’era contemporanea. Sleeping Queen non racconta solo la caduta e il risveglio di una regina, ma diventa una parabola universale sulla necessità di trasformare il potere in uno strumento di ascolto e creazione condivisa.
Mauro Astolfi
coreografia e regia | Mauro Astolfi |
danzatrici e danzatori | Maria Cossu, Marco Prete, Martina Staltari, Miriam Raffone, Filippo Arlenghi, Lorenzo Beneventano, Alessandro Piergentili, Anita Bonavida, Giuliana Mele |
disegno luci | Marco Policastro |
costumi | Anna Coluccia |
assistente alle coreografie | Elena Furlan |
CCN / Aterballetto
Compagnie Marie Chouinard
Prima nazionale
Scuola di Ballo dell'Accademia Teatro alla Scala