Giulio Cesare
Prosa al ridotto

Giulio Cesare

di William Shakespeare
regia di Andrea Baracco

di William Shakespeare
con Cupaiuolo, Manzi, Lombardo, Zanforlini, Castiglioni e Portoghese
regia di Andrea Baracco

Spettacoli

venerdì 21 febbraio, 20:45Sala del Ridotto

"Giulio Cesare" nella visione della regia di A. Baracco è un ibrido, un “individuo” generato dall’incrocio di due “organismi” diversi tra di loro ma strettamente legati l’uno all’altro: l’originale di W. Shakespeare (ritradotto e adattato) e un testo inedito che “amplia” e “sviluppa” il dramma shakespeariano secondo le esigenze della regia e del lavoro con gli attori, nel tentativo di gettare una nuova ed inedita luce su alcuni aspetti e tematiche del testo ritenute particolarmente interessanti e potenzialmente ricche di nuovi ed attuali significati.
Ma entriamo nel dettaglio. Il testo di Shakespeare è mantenuto quasi nella sua totalità: viene rispettata sia la fabula che ricostruisce in modo assolutamente concreto e verosimile un fatto ben noto della storia romana, sia l’intreccio che segue linearmente la scansione cronologica degli eventi. Rispetto all’”originale” vengono operati solo degli snellimenti e dei tagli volti a rendere più veloce, scorrevole e incisiva la progressione della storia; e con questo s’intende non solo un opera di “de-elisabettizzazione” e “deromanizzazione” del testo in un’ottica attualizzante ma anche il portarne all’osso il plot, il renderlo il più crudo ed essenziale possibile, il farne quasi uno scheletro su cui intervenire, sfruttandone le agilità e le possibilità di movimento. E intorno a questo scheletro creare i pretesti per la scrittura di scene e brani inediti.
Il testo Shakespeariano è, come sempre, ricco di sfumature, di temi profondamente umani, di domande aperte, di punti di vista e costringe a delle scelte decise sia in ambito drammaturgico che per quanto riguarda l’allestimento. Ma proprio queste scelte obbligate non sono considerate come dei limiti, anzi. Sono viste come delle possibilità uniche, assolutamente stimolanti. Tra tutti quelli rinvenibili nel testo shakespeariano, due elementi su tutti: la visionarietà dei personaggi con il loro pre-sentire lo svolgimento dei fatti (nei sogni, nelle manifestazioni della natura) e la loro umanità fatta di dubbi e turbamenti, di incertezze e decisioni affrettate, di scatti di violenza e pentimenti, la loro fragile umanità che si confronta con una crisi profonda e radicale della società che la mette alla prova alle fondamenta e che costringe ogni personaggio a prese di posizione radicali e irreversibili. E proprio intorno a queste due macro aree tematiche si creano i luoghi entro cui agisce la scrittura originale. Un esempio per chiarire meglio: nella scena II,2 viene riportato il sogno di Porzia che “vede” una statua di Cesare grondare sangue come una fontana di mille bocche, con i romani che sorridono e si bagnano le mani nel suo sangue. Shakespeare ci racconta il fatto attraverso lo stesso Cesare. Ma che succede se il pubblico vede concretamente in scena il momento in cui Porzia racconta il sogno a Cesare? O il momento in cui sogna? O l’immediata reazione di Cesare alle parole della moglie? E cosa ha sognato Cesare quella notte? Oppure: Bruto racconta a Cassio di non essere riuscito a dormire la notte precedente, tormentato da terribili paure e da indicibili pensieri. Quali sono quei pensieri? E immaginando Bruto camminare freneticamente avanti ed indietro nella sua stanza, cosa ha visto la volta che si è fermato a guardare fuori dalla finestra? O ancora: Casca viene incaricato di sferrare il primo colpo sul corpo di Cesare, in senato. Cosa ha fatto la sera prima della congiura? Dove ha mangiato? Con quali discorsi si e intrattenuto? Ha avuto il minimo dubbio su quello che era stato scelto per lui e lo ha confidato a qualcuno? O ha cercato disperatamente i piaceri del corpo nel tentativo di esorcizzare la paura della morte, nel caso la congiura non fosse andata a buon fine?
Testo shakespeariano, quindi e qualcosa in più, ma in una direzione ben precisa, è bene sottolineare, un viaggio nel tentativo di portare un po’ di luce nell’ombra di una storia che coglie i momenti cruciali di una crisi sociale, politica ed umana che suona quanto mai attuale, nell’oscurità dove la ragione si confonde con il sogno, l’immaginazione con la realtà, il presente con il futuro, lo spazio della Roma antica con la Roma di oggi. E la traduzione sarà l’elemento che permetterà linguisticamente il convivere di questi due organismi: il testo shakespeariano e i brani originali. Una traduzione caratterizzata dall’abbassamento lessicale, da una sorta di “brutalizzazione” del linguaggio, reso più concreto e diretto, e si spera, immediato, fedele alla crudezza delle vicende, senza indugiare in lirismi o in atteggiamenti compiaciuti, aulici o vuotamente “poetici”. Il tutto secondo una scansione sintattica il più possibile “parlata”, fresca, disponibile alla recitazione.

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