Occidente solitario
Prosa al ridotto

Occidente solitario

di Martin McDonagh
traduzione di Luca Scarlini
con Claudio Santamaria, Filippo Nigro, Azzurra Antonacci, Massimo de Santis
regia di Juan Diego Puerta Lopez

di Martin McDonagh
traduzione di Luca Scarlini
con Claudio Santamaria, Filippo Nigro, Azzurra Antonacci, Massimo de Santis scene Bruno Buonincontri
costumiCaterina Nardi
musica Riccardo Bertini
scene Bruno Buonincontri

Spettacoli

sabato 12 gennaio, 20:45Sala del Ridotto

La storia di due fratelli in eterno conflitto all'indomani della morte del padre. In un piccolo paese di provincia situato nella costa occidentale irlandese, Valene e Coleman si ritrovano per celebrare il funerale di quel genitore tanto odiato che niente gli ha insegnato a fare nella vita. Il primo è un ingenuo appassionato di statuette e immagini religiose, mentre l'altro è un cinico scansafatiche interessato solo a riempirsi la pancia. Nei giorni del lutto, la loro casa sarà il teatro delle crudeltà fraterne e dei rancori repressi, inframezzati solo dal passaggio di un parroco alcolizzato e di una giovane adolescente che vende whiskey di contrabbando porta a porta.

In un mondo immerso nella crudeltà, nell’aggressività e nella disperazione... portando all’estremo i rapporti tra i personaggi si arriva ad un livello di assurdità pura e semplice, su questo livello il dramma diventa una commedia nera, dove il delirio e la stravaganza sono tessuti delicatamente attraverso un umorismo eccentrico, cinico ed ironico.
La storia è ambientata in un piccolo villaggio dell’ Irlanda, ma non in quanto rappresentativo di se stesso, è piuttosto un luogo universale dove i personaggi e i fatti raccontati sono rappresentativi di una società di disadattati in una condizione di solitudine ed indifferenza.
Due fratelli in eterno conflitto, la recente morte del padre, l’impossibilità di vivere senza dispute e aggressioni, un’atmosfera quotidiana fatta di litigi e piccole vendette. Uno dei fratelli pensa solo a marcare con la sua iniziale tutto quello che c’è in casa per sottolineare al fratello le sue proprietà, a cominciare dalla sua collezione di statuine religiose fino alla stufa a legna di cui ne controlla l’uso, l’altro pensa solo a scroccare cibo partecipando ai funerali solo per i buffet o meglio ancora facendo dispetto al fratello mangiando i suo pacchetti di patatine.
Frequentatore assiduo della casa è il giovane prete locale, fragile, debole che beve come una spugna, spesso in compagnia dei due fratelli , di cui cerca invano di appianare la relazione avendo paura che le loro piccole liti finiscano in una strage insanguinata e irreparabile, ma i suoi consigli non saranno mai ascoltati.
L’unica figura femminile in mezzo a questo sfacelo è una giovane ragazza, che fa il corriere del villaggio vendendo whisky a domicilio, è lei che tentando di confortare il prete turbato, gioca con una miscela toccante di ingenuità e di malizia celando un interesse nascosto, ma il prete ormai riconosce il suo fallimento, non essere riuscito a portare avanti la sua missione, dare forza e speranza fra i suoi parrocchiani, travolto dalla sua depressione compierà un gesto estremo...
La giusta chiave di lettura di questo testo ce l’ha indicata Samuel Beckett quando ha affermato: “Non c’è niente di più comico dell’infelicità”.
Juan Diego Puerta Lopez


Condividi su