con Mariliana Bergamo, Antonio Miccoli, Francesca Nuzzo, Serena Rollo, Fabio Tinella
costumi di Lapi Lou
sarta Carla Alemanno
scene Piero Andrea Pati
luci di Davide Arsenio
coreografie di Annamaria De Filippi
drammaturgia e regia di Tonio De Nitto
una produzione Factory compagnia transadriatica, Compagnia Elektra, Tir danza
lunedì 17 febbraio, 10:00 | Sala del Ridotto |
LO SPETTACOLO
Lo spettacolo nasce dall’incontro della compagnia teatrale Factory con la compagnia di danza Elektra con la voglia di costruire assieme una nuova avventura che esplori un linguaggio nuovo per entrambe. TIR DANZA di Modena, ente produttivo che trova le sue radici nelle ricche esperienze teatrali degli anni ottanta, condivide dalla fine del 2012 con compagnia Factory e Compagnia Elektra il progetto artistico su Cenerentola, per le sue caratteristiche di qualità e innovazione e per la diffusione della danza presso le giovani generazioni.
NOTE DI REGIA
Al tempo della nostra storia Cenerentola viveva, orfana, confinata a far la serva in casa propria per la sua nuova mamma matrigna e per le sorelle goffe e culone. Al tempo della nostra storia c’era anche un principe, timido e impacciato, che non era mai uscito dal regno e per farlo accasare ai regnanti non era restato che organizzargli una festa, un ballo, anzi due, forse tre. Al tempo della nostra storia tutto era praticamente come oggi. Invidie e gelosie all’interno del nucleo familiare, ma anche un mondo, che presto può rivelarsi diverso da com’è o come dovrebbe essere, un mondo dove madri spregiudicate sono disposte a tutto pur di “arraffare” tutto quello che si può e che non si può ottenere, manipolando le figlie come marionette per raggiungere i propri fini. Un mondo di figlie ammaestrate, viziate e sorde nel comprendere e accettare l’altro, non l’altro lontano…quello che non si conosce, ma l’altro in casa propria, la sorella(stra) più piccola, senza cipolle ai piedi, leggera e morbida come una piuma. E’ la storia di un incontro, di un riscatto, di un ritrovarsi, di un capirsi anche con una lingua, quella della danza, che è fatta di parole che, per essere dette, non hanno bisogno della voce.