martedì 15 ottobre, 21:00 | Teatro Olimpico di Vicenza |
mercoledì 16 ottobre, 21:00 | Teatro Olimpico di Vicenza |
Serena Sinigaglia affronta Elettra di Hofmannsthal coinvolgendo due straordinarie interpreti come Federica Rosellini nel ruolo del titolo e Arianna Scommagna in quello di Clitennestra. La sua regia parte da due presupposti: il primo è il mito, l’origine, ovvero quell’opera immensa che è l’Orestea di Eschilo. La trilogia del più antico dei tre tragici greci andata in scena con successo intorno al 458 a.c. e giunta, unico caso, integra fino a noi. Il secondo è il periodo storico in cui visse Hofmannsthal, il periodo a cavallo tra la fine del 1800 e i primi anni del ‘900, a Vienna. Una vera e propria rivoluzione culturale nell’ambito di tutte le arti e prima tra tutte quella teatrale. Gli albori di quello che poi sarà l’espressionismo tedesco. In Eschilo la figura di Elettra è marginale eppure essa ha ispirato, più di Antigone e di Edipo, un susseguirsi di rivisitazioni e riscritture. Abbiamo l’Elettra di Sofocle, quella di Euripide, quella della Yourcenar, insomma questa figura, appena tracciata da Eschilo, irrompe da protagonista nella storia successiva, fino ad ispirare persino Freud che attribuisce ad Elettra il complesso che per sempre porterà il suo nome. A differenza di Eschilo la straordinaria intuizione del poeta austriaco è quella di far morire Elettra, fatto che né il mito né le successive riscritture prevedono. La vendetta distrugge chi la cova, al punto che, anche una volta compiuta, non vi è alcuna soddisfazione ma solo spossatezza, vuoto, morte. Il rapporto che Elettra ha con il padre assassinato è morboso, delirante, violento, in fondo inutile. Sì, perché, se per vendicarti, non vivi, che senso ha? L’altro aspetto rilevante della visione di Hofmannsthal è la presenza di una sorta di coro della servitù che commenta e patteggia chi per Elettra, chi per Clitennestra. E qui si erge la figura straordinaria di Clitennestra. Storicamente una donna che ha osato scegliere di autodeterminarsi, fino al punto di commettere l’omicidio. Per il poeta una donna corrosa dai sensi di colpa, che vorrebbe dimenticare, che pensa che sarebbe suo diritto dimenticare, ma che non ci riesce perchè vede riflesso nei sogni e nel bagliore degli occhi della figlia il peso dell’azione compiuta.
da | Hugo von Hofmannsthal |
adattamento | Angela Demattè, Serena Sinigaglia |
regia | Serena Sinigaglia |
con | Federica Rosellini, Arianna Scommegna, Aldo Ottobrin |
e con | Giulia Briata, Cosimo Grilli, Elena Antonello, Emilia Piz, Arianna Verzeletti |
scene | Maria Spazzi |
costumi | Anna Cavaliere |
luci | Alessandro Verazzi |
disegno sonoro | Lorenzo Crippa |
cura del movimento | Alessio Maria Romano |
assistenti alla regia | Alice Centazzo, Martina Testa |
assistente al training fisico-movimenti | Riccardo Micheletti |
produzione | Fondazione Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale |
Durata: 90 minuti