di e con Gioele Dix
una produzione Giovit Disegno
luci Carlo Signorini
audio Giuseppe Pellicciari (Mordente)
Ore 19:30. Condotto da Antonino Varvarà regista teatrale.
venerdì 16 febbraio, 20:45 | Sala del Ridotto |
NOTE DI REGIA
Gioele Dix torna in scena con un monologo intenso, personale ed estremamente divertente che ruota attorno all’idea della paternità: che essa sia ignorata, perduta, cercata o ritrovata. Un viaggio che usa come guida l’Odissea toccando liberamente lungo il percorso autori molto amati e illuminanti legami con la storia personale e familiare dell’attore.
In “Vorrei essere figlio di un uomo felice”, Gioele Dix racconta e approfondisce alla sua maniera una vicenda letteraria e umana ?tta di simboli, recitando, raccontando, leggendo, e commentando, sempre insieme al pubblico. Un recital vivace e documentato, fra suggestioni colte, rimandi alla contemporaneità e tratti di improvvisa e affilata ironia.
Lo spettacolo si ispira ad un progetto andato in onda con successo su Rai 5, che viene ora ripreso e attualizzato per tornare sui palcoscenici in versione rinnovata e arricchita.
All’inizio dell’Odissea, Ulisse è assente e lontano. A Itaca, nessuno sa se sia ancora vivo e se mai farà ritorno. Persino fra le vette dell’Olimpo regna l’incertezza, e gli dei discutono a lungo sulla sua sorte.
Omero, come il più navigato degli sceneggiatori, sceglie di ritardare l’entrata in scena del suo primo attore. E con lui, l’apparizione di personaggi e avvenimenti strabilianti che renderanno indimenticabile il suo viaggio: la maga Circe, il ciclope Polifemo, il canto delle Sirene, la discesa nell’Ade, gli incantesimi della dea Calipso.
Tutto accadrà – o meglio, verrà rievocato da Ulisse in una sorta di lungo flashback – dal quinto canto in poi. È forse per questo motivo che i primi quattro canti dell’Odissea sono meno conosciuti e frequentati. Eppure, in essi si racconta di un altro viaggio, meno spettacolare, ma altrettanto determinante, quello del figlio di Ulisse alla ricerca del padre.
Un breve ma intenso romanzo di formazione in cui il figlio del protagonista prova a uscire dall’ombra e imparare a crescere. Telemaco parte da Itaca sulle tracce dell’illustre e ingombrante genitore che non ha mai conosciuto, in un lungo itinerario per mare e per terra fitto di incontri rivelatori, il giovane prenderà consapevolezza di sé e del proprio destino.
E quando Ulisse e Telemaco finalmente si incontreranno, l’eroe invecchiato e sfiancato da una guerra inutile abbraccerà commosso il giovane uomo cui cedere il suo scettro.
La figura di Telemaco incarna dunque la sorte di tutti i figli costretti a combattere per meritarsi l’eredità dei propri padri.