L'Avaro
Prosa

L'Avaro

con Alessandro Benvenuti

Arca Azzurra Teatro

L'Avaro di Molière
adattamento, ideazione spazio, regia Ugo Chiti

con (in ordine di apparizione)
Arpagone Alessandro Benvenuti
Maschera da definire
Valerio Gabriele Giaffreda
Elisa Lucia Socci
Cleante Andrea Costagli
Freccia, Commissario Massimo Salvianti
Mastro Giacomo Dimitri Frosali
Mastro Simone, Anselmo Paolo Ciotti
Frosina Giuliana Colzi
Mariana Desirée Noferini

costumi Giuliana Colzi
luci Marco Messeri
musiche Vanni Cassori, Jonathan Chiti
aiuto regia Chiara Grazzini

Durata: 2 ore e 15 minuti compreso un intervallo


INCONTRO A TEATRO - Foyer del Teatro ore 19.30
condotto da Lino Zonin, giornalista di teatro e spettacolo per Il Giornale di Vicenza.
Gli attori saranno presenti all'incontro per accogliere il pubblico.

Spettacoli

martedì 31 gennaio, 20:45Sala Maggiore

Amaro e irresistibilmente comico, un’opera di bruciante modernità... L’avaro molieriano riesce a essere un classico immortale e nello stesso tempo a raccontarci il presente senza bisogno di trasposizioni o forzate interpretazioni.
Dopo il successo del nostro Malato Immaginario – votato dal pubblico dei teatri toscani, come miglior spettacolo della stagione 2014-15 - scegliamo ancora una volta Molière, ancora una volta nell’adattamento sempre rispettoso e spesso illuminante di Ugo Chiti, e aggiungiamo, nella parte del protagonista Arpagone, la grande cifra attoriale di Alessandro Benvenuti, al quale ci legano, oltre che una solida amicizia di lunga data, esperienze comuni di grandissimo spessore e successo quali il Nero Cardinale e una sempre più intensa attività di produzione dei suoi spettacoli.

Con questo lavoro Ugo Chiti riprende il ricco filone di riscritture di classici per Arca Azzurra che ha visto messe in scena di grande impatto e di straordinario successo a partire dai due testi tratti dal Decameron di Boccaccio, fino alla Clizia Machiavelliana, e ai testi su l’Amleto e la Genesi, lavori che costituiscono vere e proprie punte di diamante nella storia della compagnia.
Chiti innesta le vicende dei grandi classici nel linguaggio, forte, crudo, e a volte comicissimo che gli è proprio e che diventa tutt’uno con le sue regie, scavando al fondo delle psicologie dei personaggi anche grazie alla assoluta corrispondenza dell’uso che fa della parola teatrale con il procedere delle sue messe in scena, del suo lavoro con gli attori, da quelli che hanno con lui una storia ormai più che trentennale ai giovani che di volta in volta sceglie per i suoi personaggi e che sa inserire mirabilmente in questo contesto di forte conoscenza e solidarietà tutta teatrale tipica dell’Arca Azzurra.
E anche nel caso di questo Avaro molieriano, anche grazie all’apporto del “primattore” Benvenuti, pur seguendo con grandissimo rispetto la vicenda, i tempi e la lettera del grande classico, il testo della riscrittura si plasma e si radica nel corpo degli attori della compagnia che del lavoro con il loro dramaturg fanno ancora la principale e la più intensa delle loro esperienze.

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