uno spettacolo
di Moses Pendleton
assistito da
Brian Sanders, Kori Darling, Pi Keohavong, Brian Simerson,
Craig Berman, Nicole Loizides, Jane’l Caropolo, Kara Oculato,
Michael Holdsworth e l’Arizona Ballet
co-direttore Artistico Cynthia Quinn
disegno luci Joshua Starbuck, Moses Pendleton
in collaborazione con John Finen III
disegno del pupazzo Michael Curry
scultura Alan Boeding
costumi Phoebe Katzin
coreografia della danza del fuoco Brian Sanders
artisti
Anthony Bocconi Beau Campbell Samantha Chiesa Gregory Dearmond Jon Eden Steven Ezra Lauren Jaeger Sarah Nachbauer Rebecca Rasmussen Jason Williams
direttori tecnici Gianni Melis, Fabrizio Pezzotti
direttore di produzione Woody Dick III
durata: 2 ore circa incluso l'intervallo
giovedì 1 dicembre, 20:45 | Sala Maggiore |
venerdì 2 dicembre, 20:45 | Sala Maggiore |
sabato 3 dicembre, 17:00 | Sala Maggiore |
I PARTE
Sonora: But Not Asleep
Desert Storm
Cactus
Wren/ Morning Star
Pole Dance
Desert Blooms
Ostrich of the Imagination
Prickly Pair
Black Mesa
Sidewinder
Gila Dance
Tracking the Earth
Caravan
Intervallo (20 min)
II PARTE
Dream Catcher
Menitation
Sundance
Big Pole Dance
Totem
Fire Walker
First Contact
Il ritorno di un grande successo!
Ancora una volta sulle scene italiane Opus Cactus, lo spettacolo che, scandito da ritmi tribali, rituali col fuoco e danze iniziatiche provenienti dai più remoti luoghi della terra, ci proietta dal deserto dell’Arizona a tutte le più importanti superfici desertiche, rendendolo un tributo a queste aree misteriose ed affascinanti.
Moses Pendleton, con la firma inconfondibile del suo magico stile dalla fantasia illimitata, tramuta qui di volta in volta i suoi strepitosi ballerini in strani rettili striscianti, in variopinte specie di flora e fauna, in imponenti cactus e minacciosi uccelli-totem che si innalzano fendendo albe poetiche ed inquietanti tramonti di fuoco, svelando le insidie, i pericoli, ma al contempo la straordinaria sensualità, mista a humour e bellezza, di un mondo celato dietro la propria vastità.
Straordinariamente sofisticato nella sua ricerca creativa, Opus Cactus conserva una pura essenza primordiale.
Con questa ripresa di Opus Cactus si torna nel deserto dell'Arizona . La Terra si è surriscaldata da quando 15 anni fa abbiamo debuttato, e perfino i cactus avranno più bisogno di pioggia d'ora in poi . Lo spettacolo è ancora radicato in immagini del Sud Ovest Americano e, aggiungendo qualche nuovo elemento, penso di aver reso tutto l'insieme più surreale, più onirico. C'è una forte componente legata ai Nativi Americani (Indiani) ,anche molto divertente a volte. Vi accorgerete che al "Cactus" sono cresciute nuove braccia e nuove gambe - e teste - dato che una nuova generazione di ballerini Momix l'ha fatto proprio.
Moses Pendleton