Residenze artistiche

Un'esperienza significativa di sostegno alla creatività e alla promozione della funzione sociale delle arti performative è il progetto di Residenze Artistiche messo in atto dal Teatro da quattro stagioni. Artisti nazionali che stazionano al Comunale per avviare o completare nuovi progetti spettacolari, che hanno inoltre la possibilità di mostrare i loro studi al pubblico a sua volta coinvolto in un interessante processo di genesi.

Il Festival Danza in Rete anche nella sua terza edizione sostiene le residenze artistiche come esperienze di rinnovamento dei processi creativi, della mobilità artistica e del confronto professionale. Il progetto, messo in atto dalla Fondazione Teatro Comunale di Vicenza già dal 2014, rappresenta un’esperienza significativa di sostegno alla creatività emergente.

Dal 15 al 25 marzo Giselda Ranieri sarà in residenza creativa con il suo nuovo progetto coreografico RE-PLAY wired connection.


idea e coreografia Giselda Ranieri
performer Giselda Ranieri
consulenza artistica Silvia Albanese
luci Luca Telleschi
vocal coach Lorenzo Sansoni
videomaker Ilaria Scarpa
produzione ALDES
coproduzione Festival Danza in Rete
con il sostegno di MIBAC - MINISTERO per i Beni e le Attività Culturali / Direz. Generale per lo spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA / Sistema Regionale dello Spettacolo

Tappa di rielaborazione estetica e intellettuale di un vissuto personale, Re-play si pone nel solco della mia ricerca tra suono-voce e movimento; proseguo lo studio del gioco tra realtà autobiografica e finzione fino a sondarne i limiti in senso coreografico che per me significa soprattutto musicale.
Nell’era digitale l’essere si trasforma ed è modificato nelle sue abitudini dai mezzi utilizzati. Può questo cambiare l’essenza dell’Umano e di ciò di cui questo è portatore?
Se la previsione di Nicholas Negroponte si è in parte trasformata nell’attuale tipo di società (dove ogni cosa sarebbe stata digitalizzata compreso il sesso) con conseguenze preoccupanti di cui non siamo ancora pienamente consapevoli, dall’altro lato è anche vero che la stessa tecnologia può e forse dovrebbe farsi “strumento”: di connessione, laddove non si possa godere di una presenza reale; di auto-analisi; di gioco creativo; di rielaborazione di un’esperienza.
Per questa creazione prevedo l’interazione col video in scena come una seconda presenza, un occhio esterno tra voyerismo, selfie e ricordo.
Guardarsi da fuori non sempre è sinonimo di edonismo, a volte può essere un mezzo utile e necessario a prendere le distanze da sé.

Solo i corpi e i suoni rimangono testimoni di quello che è stato e si fanno immagine evanescente di quello che potrebbe essere e che sarà. Step by step, si procede a tentoni, si vive nell’istante avvinghiandosi con tutta la propria essenza al momento presente. Un eterno “ora” che vive l’assenza e la presenza allo stesso tempo grazie alle tracce di memoria che si incarnano: distillati di vissuto di cui il corpo è pregno e a cui si aggancia in mancanza di fili visibili e tangibili.
Solo il corpo e le sue tracce evanescenti e il suono portatore di un corpo mancante nel presente. Ricordi e pensieri ellittici, risate e pianti danzanti. Una narrazione fatta di fili invisibili, ma non per questo meno reali.