Conversazioni 2017

Metamorfosi

Giulietta Gheller | Debora Pradarelli

drammaturgia, regia eperformance Debora Pradarelli
sculture, dipinti e spazio scenico Giulietta Gheller
musiche di Simonluca Laitempergher
un progetto di Associazione Rodopis – Experience Ancient History

durata 50min

Spettacoli

venerdì 29 settembre, 21:00Palladio Museum
sabato 30 settembre, 21:00Palladio Museum
domenica 1 ottobre, 18:30Palladio Museum

L'evento si compone di due fasi organicamente intese, una messa in scena teatrale e un intervento installativo, accomunate dalla presenza di alcune sculture di Giulietta Gheller, aventi per soggetto la metamorfosi, da un tessuto sonoro di voci curato da Debora Pradarelli e da elementi e scelte stilistiche sintonici. La messa in scena declina il testo delle Metamorfosi attraverso le possibilità espressive e dinamiche del linguaggio teatrale. L'installazione permetterà da un lato di conservare tracce visive e sonore dello spettacolo teatrale, dall'altro di rimodulare il rapporto con il testo in modo da portare la narrazione sullo sfondo e evidenziarne valorizzarne i valori visivo-evocativi.
La drammaturgia prevede la presenza di un'attrice che, sola in scena, organizza il materiale letterario seguendo lo sviluppo che ne fa Ovidio: da un Caos iniziale alla consistenza delle forme, alla trasformazione dei personaggi: fisica dapprima e, via via, sempre più psichica. La trasformazione, la metamorfosi, non riguarda solo i singoli miti, ma tutto l’apparato scenico, visivo, sonoro e attoriale. Lo spettacolo è diviso in nove quadri, ciascuno dei quali è dedicato a una figura delle Metamorfosi (Dafne, Driope, Atteone, Eco e Narciso, Ermafrodito, Icaro, Pitagora, Pigmalione) cui si antepone un iniziale quadro dedicato al personaggio di Chaos. Le Metamorfosi ovidiane, fonte d'ispirazione fondamentale, sono utilizzate come una suggestione. Le vicende dei personaggi vengono lette attraverso nuovi punti di vista e nuove voci si aggiungono a quelle dei personaggi di Ovidio. A questo scopo il dettato ovidiano è parzialmente rielaborato e posto in dialogo con testi originali di Debora Pradarelli. L'attrice, oltre a entrare e uscire dai panni dei vari personaggi è anche il narratore che accompagna gli spettatori nella comprensione delle vicende rappresentate. Attraverso la propria voce e il proprio corpo, dà vita e forma alle varie metamorfosi, raccontate tramite la tecnica dell'affabulazione che, come nel poema ovidiano, scivola da una vicenda all’altra, spesso senza soluzione di continuità.
Nell’'installazione le sculture di Giulietta Gheller ("Metamorfosi uno: amore nascente", "Metamorfosi due: dalla morte alla vita", "Metamorfosi tre: amore fusionale") si trovano al centro dello spazio dove lo spettatore si può muovere liberamente. A limitare l’area dell’installazione, una serie di dipinti, sempre di Giulietta Gheller: grandi volti umani, con lo sguardo fisso e spalancato. Nello spazio si diffondono paesaggi sonori e voci, che talvolta si amalgamano in un tessuto propriamente corale, talaltre si smarcano le une dalle altre o tacciono per il prevalere di un solista. Il testo è direttamente tratto dallo spettacolo, ma riorganizzato in modo da privilegiare l'aspetto evocativo del linguaggio poetico in un tessuto sonoro pensato come un flusso continuo, senza una struttura narrativa.

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