Ménélas Rebétiko Rapsodie

regia di Simon Abkarian

interpreti: Simon Abkarian, Grigoris Vasilas e Giannis Evangelou
light designer: Jean-Michel Bauer
direzione artistica di Maral Abkarian 
collaborazione artistica di Catherine Shaub e Natasha Koutroumpa

Prima italiana

Spettacolo in lingua francese con sottotitoli in italiano

Spettacoli

venerdì 26 settembre, 21:00Teatro Olimpico di Vicenza
sabato 27 settembre, 21:00Teatro Olimpico di Vicenza

Di origine armena, nato artisticamente al Théâtre du Soleil di Ariane Mnouchkine e poi diventato una star del cinema e della televisione francese, Simon Abkarian porta a Vicenza un poema di amore e disinganno che racconta la sofferenza amorosa di Menelao per Elena, la donna che l’ha stregato e gli è stata infedele. Con lui in scena due musicisti greci, Kostas Tsekouras alla chitarra e Grigoris Vasilas alla voce e al bouzouki. Un tavolo, tre sedie e una tovaglia che diventa schermo per le parole delle canzoni greche, e l’atmosfera è subito quella di un caffè mediterraneo o balcanico. In Grecia, in Albania, o forse a Salonicco o in Croazia... Lo spettatore è catturato dal mistero del mito e dall’emozione sentimento puro.
 
"Su Menelao ed Elena abbiamo idee e punti di vista spesso arbitrari e legati a luoghi comuni. Il primo viene sempre descritto come un debole, un pappamolle o addirittura un vile. Il fatto che Menelao non sia “all’altezza” toglie alla fuga di Elena qualsiasi foga amorosa. Lei non parte con Paride, ma fugge da un tipo privo di fascino e bellezza. In conseguenza a questo fatto, Elena diventa l’archetipo della puttana, colei che causa morte e discordia. Le si vieta di decidere del proprio destino. E in questo periodo arcaico in cui la figura femminile è l’oggetto di tutte le brame, è ancora oggi difficile per gli uomini capire la decisione di una donna innamorata.
Ho voluto analizzare e comprendere la solitudine di Menelao, tentando di ridisegnare i contorni di questa sofferenza amorosa, sempre occultata dalla guerra di Troia. Ho voluto convocare una parola scritta, una lingua densa e ardua, un linguaggio poetico lirico e triviale. A far diventare tutto ciò teatro saranno l’incarnazione, la magia e l’arte della recitazione. Come nel mio spettacolo precedente "Pénélope ô Pénélope", ho voluto tendere verso una lingua francese che non disdegnasse i congiuntivi e i condizionali. Ho voluto ridare centralità al verbo, senza artifici. Nella messa in scena, dunque, non si ricorrerà a effetti di alcun tipo. Ci saranno soltanto tre sedie, un tavolo, un attore e due musicisti. Dei rebeti."  (Simon Abkarian)

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