PRIMA ASSOLUTA
Aleksandr Sokurov
GO.GO.GO
liberamente ispirato a Marmi ed altri testi di Iosif Brodskij
con il patrocinio di
Fondazione Brodskij | Joseph Brodsky Memorial Fellowship Fund
progetto e regia Aleksandr Sokurov
testi originali e adattamento scenico Aleksandr Sokurov e Alena Shumakova
con
Max Malatesta(Tullio) e Michelangelo Dalisi(Publio)
con la partecipazione di Elia Schilton (Iosif Brodskij)
e con
Olivia Magnani (29-30 sett.) / | Karina Arutyunyan (1 e 2 ott.)
Paolo Bertoncello, Alessandro Bressanello, Giulio Canestrelli
e con gli interventi di
Piero Ramella, Schola Poliphonica del Santuario di Monte Berico, Spazio Voll e NextArea Parkour
spazio scenico & art direction Margherita Palli
assistenti alla regia Simone Derai e Marco Menegoni
traduzioni dei testi di Iosif Brodskij Gianni Buttafava, Fausto Malcovati, Serena Vitale
per gentile concessione di Adelphi Editori
video design Federico Bigi | Apparati Effimeri
sound design Mauro Martinuz
maschere e protesi Plastikart Studio | Zimmermann & Amoroso
costumi Sasha Nikolaeva
luci Fiammetta Baldiserri
direzione tecnica Ezio Zonta
coordinamento tecnico Paolo Casati
assistente alla scenografia Marco Cristini
con la collaborazione di Giorgia Amabili
aiuto fonico Marco Furlanetto
sarte Carolina Cubria e Lara Friio
realizzazione scene Props&Culture | Opificio Milano e Palcobase Vicenza
foto e documentazione video Giulio Favotto
coordinamento di produzione Virginia Forlani
prodotto da CRT Teatro dell’Arte | Milano
commissionato dal Teatro Olimpico di Vicenza | Conversazioni 2016
con la collaborazione del Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone
durata: 75 minuti circa
mercoledì 28 settembre, 20:30 | Teatro Olimpico di Vicenza |
giovedì 29 settembre, 20:30 | Teatro Olimpico di Vicenza |
venerdì 30 settembre, 20:30 | Teatro Olimpico di Vicenza |
sabato 1 ottobre, 20:30 | Teatro Olimpico di Vicenza |
domenica 2 ottobre, 18:00 | Teatro Olimpico di Vicenza |
Nel cinema di Aleksandr Sokurov l’onirico si intreccia in modo originale con la storia, la letteratura, le arti figurative e il teatro. Per la prima volta il grande regista russo realizza un lavoro per il palcoscenico, a partire dal testo teatrale di Iosif Brodskij Marmi e da altri suoi testi poetici. Lo fa dialogando con il celebre monumento di Palladio di cui dice “è un miracolo, il culmine dell’impegno dell’uomo. Se si facesse un accordo sul disarmo mondiale, andrebbe firmato qui, a significare che ogni oggetto d’arte distrutto crea un vuoto colmato solo dalla bestialità della nostra natura. L’arte ci mantiene umani e di questo voglio parlare nel mio spettacolo, perché stiamo smarrendo i valori dell’umanesimo”.
In Go. Go. Go sono in scena due protagonisti, Tullio e Publio, che, opposti per origine, cultura e carattere – romano il primo, barbaro l’altro (anche se i ruoli a volte si intrecciano e si scambiano), fanno della tensione insita nella loro diversità la ragione stessa della loro sopravvivenza in una assurda condizione umana. Il loro aspetto è strano, ibrido. Topi che sembrano uomini, o forse uomini che sembrano topi.
Predatori, carnefici invece di prigionieri, entrano in dialogo con il poeta stesso sullo sfondo della vita quotidiana di una città italiana. Perché in Go. Go. Go, oltre ai due protagonisti, in scena ci sono gli abitanti della città (Vicenza? Roma? È una città italiana che raffigura un intero universo, che si può leggere come Italia, Europa o, più in generale, il Vecchio Mondo). Il serrato confronto dialettico tra Tullio, Publio e la città stessa, il mondo circostante permette a Sokurov di generare una trama di situazioni che si compongono in un quadro nel quale trovano posto le illusioni, gli errori, le speranze. Il tempo, lo spazio, la libertà e la costrizione, la vita del corpo e quella dello spirito. Il cibo e i libri, il cinema… A partire dal mondo poetico di Brodskij e dal suo amore per l’Italia e la classicità, la forza immaginativa di Sokurov crea anche un omaggio al cinema, e al cinema italiano in particolare. Federico Fellini, Anna Magnani sono, così, presenze che animano la scena, in una situazione perennemente in bilico tra l’onirico e la crudezza del reale.