Vicenza Jazz

Lydian New Call + Nduduzo Makhathini Trio

Spettacoli

lunedì 19 maggio, 21:00Teatro Comunale di Vicenza - Sala del RidottoAcquista bigliettoAcquista

Dopo trentacinque anni di attività (1989-2024), densa di dischi, concerti, premi e riconoscimenti, in cui – soprattutto nei primi due decenni del 2000 – si è a lungo distinta come un punto di riferimento nel panorama italiano e internazionale delle medium band, la Lydian Sound Orchestra cambia pelle e dal 2025 diventa “Lydian New Call”.

Riccardo Brazzale, storico direttore, compositore e arrangiatore principale del gruppo, noto anche per il suo lavoro di studioso, docente e promoter, ha totalmente rifondato l’ensemble con una nuova chiamata che ha coinvolto una dozzina di giovani musicisti, tutti già avviati singolarmente in percorsi di qualità.

Il repertorio, sostanzialmente nuovo e originale, prenderà spunto, com’è nella storia della Lydian, da riferimenti dell’ultimo secolo, sia classici che jazz e dei linguaggi contemporanei.

Il concerto di Vicenza è in anteprima nazionale; la prima si terrà poi a metà giugno alla Casa del Jazz di Roma, in occasione della registrazione del nuovo cd per Parco della Musica Records.

La line up della Lydian New Call è focalizzata sulla generazione dei trentenni.

Gaia Mattiuzzi (voce), Manuel Caliumi (sax alto & soprano), Giovanni Fochesato (sax tenore & soprano), Giulia Barba (sax baritono & clarinetto basso), Michele Tedesco (tromba & live electronics), Glauco Benedetti (tuba & valve trombone), Marcello Abate (chitarra), Nazareno Caputo (vibrafono), Salvatore Maiore (violoncello), Federica Michisanti (contrabbasso), Bernardo Guerra (batteria), Riccardo Brazzale (dir., arrangiamenti, piano)


Nella storia del jazz, c’è una specie di storia a parte ed è quella del jazz sudafricano, quale si è formata e sviluppata soprattutto negli anni ’60 del secolo scorso. A un certo punto i nomi di musicisti coinvolti in quella specie di movimento, naturalmente associato anche alle lotte per i diritti civili, sono tanti, specie fra quelli che, diversi decenni fa, sono dovuti emigrare in Europa, particolarmente a Londra. Ma un nome di riferimento è sempre stato quello di Abdullah Ibrahim. Eppure solo da pochi anni il jazz fatto, imparato e suonato in Sudafrica torna ad avere una sua identità grazie ad artisti intimamente e fermamente sudafricani. Come Nduduzo Makhatini (1982) che ha saputo testardamente fondere quanto ha appreso negli studi regolari alla Durban University con il lascito culturale della storia del Regno degli Zulu, divenuti noti in Occidente solo dopo le guerre contro il colonialismo britannico. La musica che scaturisce dal piano trio di Makhatini è dunque marcatamente molto personale e anomala, rispetto alle correnti più tipiche del jazz: se ne è accorta anche la Blue Note Records che nel 2020 gli ha pubblicato l’album

“Modes of Communication: Letters from the Underworld”, subito accolto come uno dei dischi jazz più significativi dell’anno; sono poi seguiti “In the Spirit of Ntu” (2022) e and “uNomkhubulwane” (2024). A Vicenza sarà interessante seguire la sua strada, in quel piccolo calendario a parte che anche quest’anno sarà completato da tanti pianisti.

Nduduzo Makhathini, pianoforte
Dalisu Ndlazi, contrabbasso
Lukmil Perez, batteria

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