Il potere dell'invenzione: orafi e disegno nell'arte del Rinascimento
Cervelli in fuga

Il potere dell'invenzione: orafi e disegno nell'arte del Rinascimento

Davide Gasparotto

Davide Gasparotto
The Getty Museum, Los Angeles (USA)

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Thursday 21 March, 20:45Sala del Ridotto

Davide Gasparotto è un bassanese, formatosi alla Normale di Pisa e in Soprintendenza a Parma e Modena, che dal 2012 è a capo delle collezioni di dipinti del più importante museo della costa occidentale degli Stati Uniti, il Getty Museum di Los Angeles. Fra i compiti di Gasparotto è l’ideazione di mostre e di progetti di ricerca, ma anche la selezione sul mercato dell’arte internazionale di capolavori della pittura per incrementare le collezioni create dal petroliere Paul Getty: in tempi recenti un favoloso Manet da 65 milioni di dollari, uno strabiliante Parmigianino da oltre 30 e una monumentale Danae di Orazio Gentileschi il cui prezzo di acquisto non è stato reso noto. Presenterà a Vicenza un tema a lui molto caro: “Oggetti di design nel Rinascimento".

Il concetto di disegno è centrale nella riflessione rinascimentale sull’arte: disegno è la manifestazione visibile dell’ingegno dell’artista, ed è una parola che comprende una pluralità di significati, dal tratto vero e proprio, al progetto, alla capacità stessa di inventare. A Firenze nel Quattrocento l’orafo è “maestro di disegno”, ed è dalla pratica orafa che emergono artisti – come Ghiberti o Pollaiolo - che perseguono carriere ambiziose anche come scultori e pittori. Ma l’ambizione degli artisti del Rinascimento ad essere considerati come praticanti di un’arte liberale porta gradualmente ad una crescente divaricazione fra invenzione e realizzazione, con la conseguente svalutazione degli aspetti “meccanici” a favore di quelli intellettuali e progettuali. Nel corso della sua conferenza Davide Gasparotto traccerà un itinerario del ruolo degli orafi nell’ambito di questo cruciale cambio di paradigma, raccontando come nel corso del Cinquecento si affermi sempre più prepotentemente il modello del “pittore-disegnatore” di successo, che relega sempre di più l’orafo al ruolo di mero esecutore (per quanto eccelso tecnicamente) di un progetto altrui. Con una sintomatica eccezione: quella di Benvenuto Cellini, forse il più famoso orafo di tutti i tempi.

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